SITI UNESCO
Attualmente solo un sito risulta iscritto alla lista UNESCO dei Patrimoni dell’Umanità.
È quello delle Cascate Vittoria (Mosi-oa-Tunya, nella lingua locale significa “il fumo che tuona”), iscritto nel 1989.
Si tratta delle cascate più spettacolari del mondo che si trovano in Africa Meridionale, lungo il corso del fiume Zambesi nel punto di confine tra Zambia e Zimbabwe. Il parco ricade all’interno dell’area di conservazione transfontaliera Okavango-Zambesi.
Altri sette sono i siti candidati a nuova iscrizione:
- Sito commemorativo dell’incidente di Hammarskjold: è il luogo dell’incidente aereo in cui Dag Hammarskjöld, il secondo e allora segretario generale delle Nazioni Unite, fu ucciso il 17 settembre 1961, mentre era in missione nella Repubblica del Congo a Léopoldville (ora Repubblica Democratica del Congo). Il sito si trova a dieci chilometri a ovest di Ndola, nella provincia del Copperbelt. Il luogo dell’incidente di Dag Hammarskjöld è stato dichiarato monumento nazionale nel 1970. Nel 1964 fu costituito il Comitato della Fondazione Dag Hammarskjöld alla memoria di questo statista mondiale. Sul luogo dell’incidente è stato allestito un giardino commemorativo e un museo è stato costruito e inaugurato ufficialmente nel sito nel 1981. Il museo espone alcuni resti del tragico incidente. Il museo viene utilizzato anche per raccogliere materiali e libri sulla vita di Dag Hammarskjöld e sul ruolo delle Nazioni Unite.
- Sito archeologico di Kalambo: si tratta di un importante sito archeologico situato nella zona delle omonime cascate. Gli scavi, iniziati nel 1953 dal paleontologo britannico, John Desmond Clark (autore di “La preistoria nell’Africa del Sud”, 1959 e “La preistoria in Africa”, 1970) hanno portato alla luce strumenti di pietra dell’età e altri utensili, inclusa una clava di legno. Secondo la datazione con luminescenza i resti di legno lavorato risalgono a circa 500mila anni fa. Reperti più recenti mostrano, invece, che dopo la tecnologia acheulana, subentrarono quella sangoana (che fa riferimento alla località di Sango Bay in Uganda) e poi lupembana (cultura dell’età della pietra), correlate entrambe a quelle presenti nel bacino del fiume Congo.
- Cascate di Kalambo: oltre ai resti archeologici di grande pregio, anche le cascate in sé sono in lista per diventare patrimonio UNESCO. Si tratta, infatti, di cascate situate sul bordo della scarpata della fossa tettonica del Lago Tanganika e caratterizzate da un salto interrotto di più di duecento metri di altezza.
- Foresta fossile di Chirundu: foresta che si trova nella regione di Chirundu, lungo il fiume Zambesi, nel sud-est della Zambia, vicino al confine con lo Zimbabwe. Questa foresta è costituisce un’importante località paleontologica e geologica, famosa per i suoi resti vegetali fossilizzati. Il tipo di roccia presente in questo sito è sedimentario.
- Pitture rupestri di Mwela: si trovano nella regione di Mwela Rocks, nella provincia di Copperbelt, nel nord della Zambia, non lontano dal confine con la Repubblica Democratica del Congo. Questo sito è noto per la sua straordinaria collezione di arte rupestre preistorica. Le pitture di Mwela sono considerate, non solo tra le più significative del Paese, ma di tutto il continente africano. Il sito si estende per oltre cento chilometri quadrati e sono più di mille le pitture rupestri rinvenute negli affioramenti rocciosi. I dipinti risalgono alla tarda età della Pietra.
- Sorgente dello Zambesi: Lo Zambesi è il fiume più lungo del Paese e il quarto più lungo dell’Africa. Si tratta di un habitat importantissimo per la biodiversità e di un fiume che attraversa otto paesi prima di gettarsi nell’Oceano Indiano.
- Paesaggio culturale Barotse: nella provincia occidentale dello Zambia la combinazione paesaggistica delle pianure alluvionali a ridosso del fiume Zambia e l’annuale cerimonia Koumboka (descritta nella scheda “popoli e tradizioni”) costituiscono un unicum per ciò che concerne il binomio natura-cultura ancestrale.
ARCHITETTURA
L’architettura della Zambia costituisce un mix tra influenze tradizionali locali, coloniali britanniche e sfide legate alla modernità.
- Le case tradizionali del Paese variano notevolmente tra i diversi gruppi etnici, ma in generale si caratterizzano per l’utilizzo di materiali naturali e tecniche di costruzione. Ci sono case in paglia e canna con tetti a forma di cono, specialmente nelle aree rurali. Queste strutture si adattano facilmente al clima caldo e secco dello Zambia. Ci sono poi case realizzate con il fango che aiuta a mantenere freschi gli ambienti interni durante le calde giornate. Sono spesso presenti nei villaggi anche “case comuni” o capanne per cerimonie. Si tratta sostanzialmente di edifici utilizzati per eventi comunitari e cerimonie spirituali.
- Edifici realizzati durante l’epoca coloniale: l’arrivo dei colonizzatori britannici nel XIX secolo ha avuto un impatto significativo sull’architettura del Paese, come del resto è accaduto in molte altre ex colonie africane. Le città dello Zambia e, in particolare la capitale Lusaka, sono infatti caratterizzate dalla presenza di numerosi edifici coloniali in stile europeo, realizzati in pietra e mattoni. Ciò appare evidente per quanto concerne gli edifici usati per scopi governativi o amministrativi, come le poste, le scuole…
- Architettura moderna e contemporanea: dal periodo dell’indipendenza (1964), l’architettura del Paese ha continuato a evolversi, con l’introduzione di stili moderni e contemporanei, inclusi nelle città come Lusaka, grattacieli, progettati con materiali moderni come vetro, acciaio e cemento. Questi edifici sono spesso ispirati dalle tendenze internazionali, con linee pulite e design funzionali. Alcuni edifici hanno integrato questa tendenza, mantenendo però dettagli stilistici tradizionali che fanno riferimento alla cultura africana. Molti architetti contemporanei hanno cercano e stanno cercando di utilizzare materiali locali, come il legno e la pietra, per rendere gli edifici più sostenibili e adattati al clima africano. Inoltre, ci sono tentativi di preservare l’identità culturale attraverso l’integrazione di elementi di design tradizionale nelle strutture moderne.
- Architettura religiosa: la cultura cristiana si fa sentire nel Paese anche attraverso la costruzione di chiese che ricalcano lo stile europeo. Frequente la presenza di vetrate colorate e campanili. L’islam, seppur decisamente minoritario, si sta affermando. Sempre più numerose sono quindi le moschee.
- Architettura “sostenibile”: merita un capitolo a sé. Si parte dall’aumento della consapevolezza ecologica, che si realizza anche attraverso la scelta di progettazione di edifici che possano resistere meglio alle condizioni climatiche divenute sempre più variabili. Alcuni architetti stanno inoltre iniziando a utilizzare l’energia solare, sistemi di raccolta dell’acqua piovana e altre soluzioni eco-compatibili per ridurre l’impatto ambientale.
ARTE TRADIZIONALE E ARTE CONTEMPORANEA
Se i riferimenti all’arte rupestre sono stati già ampiamente toccati attraverso la descrizione della storia (e ovviamente preistoria) del Paese e la narrazione dei siti in lista per l’UNESCO, sicuramente non trascurabile è l’arte tradizionale.
L’arte tradizionale è profondamente radicata nelle diverse culture etniche che sono oltre settanta. L’arte è sempre strettamente connessa con le credenze spirituali, la vita quotidiana, i rituali sociali e gli spiriti ancestrali.
- La scultura costituisce una delle forme d’arte più significative e ha radici molto profonde. Le sculture vengono realizzate principalmente in legno, ma anche in pietra o metallo, e spesso rappresentano figure umane, animali e spiriti ancestrali. Molte sculture vengono create con lo scopo di onorare gli antenati o per chiedere protezione e benedizioni e vengono spesso collocate all’ingresso delle case o in santuari comunitari. Le maschere sono spesso indossate durante danze rituali e rappresentano spiriti o figure mitologiche. Queste maschere hanno un ruolo centrale nelle tradizioni di gruppi come i Bemba, i Tonga e i Chewa.
- Il legno nello Zambia viene comunemente utilizzato per realizzare oggetti di uso quotidiano come utensili, piatti, oltre a bastoni cerimoniali e a pali di culto. Questi oggetti sono spesso decorati con motivi geometrici e simbolici che hanno significati spirituali. I “bastoni di potere”, in particolare, sono veri e propri simboli di autorità e vengono intagliati con motivi speciali, spesso rispecchianti lo status e le caratteristiche del proprietario.
- L’artigianato tessile costituisce un’altra forma di arte tradizionale molto importante per i gruppi etnici del Paese. In generale gli abitanti dello Zambia sono noti per la loro abilità nel creare tessuti e ricami elaborati, che vengono utilizzati sia per scopi pratici che cerimoniali. Il chitenge, in particolare, è un tessuto tradizionale (diffuso anche in Kenya, Uganda, Tanzania, Sudan, Sudan del Sud, Namibia e Malawi), dai colori vivaci, che viene usato per creare abiti, gonne, camicie, o anche per coprire il corpo durante cerimonie e danze. Le stoffe sono spesso ricamate con motivi floreali, geometrici o simbolici e ogni comunità ha il proprio stile distintivo.
- Negli ultimi anni, alcuni artisti zambiani hanno cominciato a esplorare forme di arte contemporanea, mescolando tradizione e modernità. Molto interessante a questo riguardo è Lusaka Contemporary Art Center (www.lusakacontemporary.com), aperto nel gennaio del 2023 nella capitale. Si tratta di uno spazio artistico impregnato di un forte spirito politico e socialecon l’obiettivo di dare vita a dialogo per accelerare lo sviluppo sociale nello Zambia, così come nell’Africa meridionale e, nei limiti del possibile, contribuire allo sviluppo globale; uno spazio, in sintesi, per democratizzare il dibattito sulla pratica artistica.
CINEMA
La storia del cinema è relativamente giovane, ma ha visto una crescita significativa negli ultimi decenni. Come in molti altri paesi africani, la produzione cinematografica zambiana è stata influenzata da una combinazione di fattori culturali, politici e economici.
- Il cinema in Zambia ha le sue radici nei primi decenni del Novecento, quando Marcus Grill, uomo d’affari ebreo, aprì il primo cinema all’aperto della Rhodesia del Nord a Livingstone nel 1917. I nativi non erano però ammessi alle proiezioni cinematografiche europee, fino al 1932, anno in cui il missionario J. Merle Davis visitò la Rhodesia del Nord per studiare gli effetti dell’attività mineraria del Copperbelt sulle comunità tradizionali. Il cinema da quel momento fu ritenuto dai bianchi uno strumento educativo per i minatori, ossia un mezzo per aiutare gli africani analfabeti ad adattarsi all’industrializzazione. Nacque così il “Bantu Educational Kinema Experiment” (BEKE), un progetto, finanziato dalle amministrazioni coloniali dell’Africa Orientale e Meridionale (Tanganica, Kenya, Uganda, Rhodesia Settentrionale e Nyasalnad), con lo scopo di istruire la popolazione nera delle colonie attraverso film appositamente realizzati.
- Il primo cinema “multirazziale” aprì nella capitale solo nel 1957.
- Con l’indipendenza dello Zambia nel 1964, il Paese iniziò a esplorare nuovi modi per esprimere la propria identità culturale. Durante i primi anni dopo l’indipendenza, il governo zambiano, sotto la leadership del presidente Kenneth Kaunda, iniziò a utilizzare sempre più il cinema come strumento di educazione e propaganda.
- Negli anni Ottanta l’industria cinematografica del Paese iniziò a evolversi. Tuttavia, il settore cinematografico subì una forte influenza da parte del governo. La televisione, che aveva iniziato a essere trasmessa negli anni Settanta, divenne un altro importante mezzo di diffusione del cinema, e i film internazionali iniziarono a guadagnare maggiore popolarità tra la popolazione. Negli anni Ottanta, alcuni cineasti del Paese iniziarono a sperimentare la produzione di film in lingua locale. Questi film avevano l’intento di raccontare storie che riflettevano la cultura e le tradizioni zambiane, affrontando temi sociali, familiari e politici.
- Tra i film dello Zambia che hanno ottenuto diversi riconoscimenti internazionali spicca “I am not a witch” (2017) della regista Lungano Noni. Il suo film ha ricevuto 10 nomination e tre vittorie al “British Independent Film Awards 2017”.
LETTERATURA
La letteratura nello Zambia parte dalla tradizione orale che ha svolto un ruolo fondamentale nella trasmissione della cultura, delle storie e delle leggende. Le storie venivano raccontate sotto forma di canti, poesie, racconti e miti. L’intento principale era quello di preservare i valori della comunità, spesso attraversi la narrazione delle gesta di eroi tribali e spiriti ancestrali.
Quello che si sa della letteratura dello Zambia è che, con l’avvento del colonialismo, predominano gli scritti in lingua inglese che costituiscono un’emanazione diretta del potere britannico.
Seguono poi, nel corso degli anni, i tentativi locali di auto affermazione locale che culminano nel recente romanzo, paragonato a “Cent’anni di solitudine” di Gabriel García Marquez e a “I figli della mezzanotte” di Salman Rushdie, che si intitola “Capelli, lacrime e zanzare” (2021) di Namwali Serpell, nata nel 1980 nello Zambia. La scrittrice vive a New York e insegna Inglese presso l’Università di Harvard.
Da non dimenticare anche Wilbur Smith, nato a Broken Hill nel 1933 e di origini britanniche. E’ considerato un grande maestro dei romanzi di avventura, a cominciare da “Il destino del leone” (1964, ambientando in Sudafrica).
MUSICA
La musica nello Zambia, come avviene pressoché sempre nel continente africano, costituisce un elemento fondamentale della cultura del paese, radicata nelle tradizioni locali e arricchita dall’influenza di diversi stili musicali, tra cui quelli africani tradizionali, coloniali e globali.
La musica zambiana riflette, infatti, le diverse comunità etniche presenti e racconta storie di vita quotidiana, celebrazione, spiritualità e resistenza.
La tradizione musicale è molto variegata e comprende musiche corali, danze rituali e l’utilizzo di strumenti tradizionali.
Durante il periodo coloniale britannico, la musica occidentale (quella inglese e i canti dei missionari) ha iniziato a influenzare le tradizioni musicali locali.
La musica gospel ha avuto un ruolo molto importante nella vita spirituale dei zambiani e continua ad essere uno dei generi più amati in tutto il paese.
Dopo l’indipendenza nel 1964, la musica popolare ha preso sempre più piede, con artisti che hanno mescolato le tradizioni locali con elementi musicali moderni, come il jazz, il blues e la musica popolare africana.
Negli anni Settanta e Ottanta, uno dei generi più popolari in Zambia (anche in Zimbabwe e Malawi) fu il Kalindula, che prende il nome da uno strumento musicale è ed un tipo di musica molto popolare nelle sale da ballo.
Uno dei fenomeni musicali più distintivi e innovativi della Zambia è stato il movimento Zamrock, un genere che ha mescolato rock psichedelico, funk, blues e influenze africane. Il Zamrock è nato negli anni Settanta ed è stato fortemente influenzato dai gruppi rock occidentali come i Led Zeppelin e i Jimi Hendrix.
Oggi, la musica zambiana continua a evolversi, con una forte influenza di hip-hop, dancehall, R&B, reggae e musica elettronica.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi