GUIDE VIAGGIO
In Italiano:
- “Ruanda, nel cuore dell’Africa”, di Maurizio Bersanelli, Ed. Polaris, 2014, (ISBN 978-8860591012).
- “Guida di viaggio Ruanda. Gorilla trekking, safari nella fauna selvatica e immersione culturale”, di Marcus Pittman, Self published, 2025 (ISBN979-8319038364).
- “Ruanda, guida turistica. La terra delle mille colline”, di Rachel D.Guthrie, 2025, (ISBN 979-8308979128).
- “Kigali. Guida turistica”, di George Finley, Self published, 2025 (ISBN 979-8343132687).
In Tedesco:
- “Ruanda Reiseführer” di Mark E. Angste, Independently published, 2023 (ISBN 979-8867948290).
CARTE GEOGRAFICHE
- “ITM Rwanda / Burundi: 1:300000”, International Travel Maps, 2023. (ISBN 978-1771296724).
SAGGI
- “Gorilla nella nebbia”, di Dian Fossey, Apice Libri, 2017, (ISBN 978-8899176389). E’ il saggio autobiografico di Dian Fossey, scritto nel 1983 e successivamente tradotto anche in italiano. È il 1963 quando la giovane Dian Fossey lascia il suo lavoro da educatrice e l’America alla volta del continente nero, con l’obiettivo di studiare una specie di primate di cui si sa poco o nulla: il gorilla di montagna.
Dian ha un carattere duro e determinato e riuscirà a trasformare una capanna nel bel mezzo della foresta equatoriale, a più di 3000 metri di quota, nel “Karisoke Research Centre”, che ancora oggi ospita scienziati da tutto il mondo.
Alla fine del 1985 verrà uccisa nel cuore dell’Africa centrale, in circostanze misteriose, mai chiarite.
Questo libro autobiografico, diventato uno dei testi più importanti e noti nell’ambito dell’etologia, ripercorre gli anni trascorsi a studiare i gorilla, i magnifici incontri con le famiglie di primati, le lotte estreme contro i contadini e le autorità locali, i sacrifici che Dian ha dovuto affrontare per portare a termine il suo lavoro. - “Hutu-Tutsi. Alle radici del genocidio rwanadese”, di Michela Fusaschi, Bollati Boringhieri, 2000, (ISBN 88-339-1286-8). Il libro propone una ricerca rigorosa delle ragioni profonde del conflitto che ha sconvolto il Ruanda, analizzandone le premesse storico-antropoliche. L’autrice ha intrapreso infatti una completa rilettura della vasta letteratura etnografica e sociologica sul Paese, affrontando in particolare la revisione critica dei concetti di “etnia” e “conflitto etnico”.
- “La lista del Console. Ruanda: cento giorni un milioni di morti”, di Pierantonio Costa e Luciano Scalettari con la prefazione di Alex Zanotelli, ed. Paoline, 2004, (ISBN 88-315-2641-3). Pierantonio Costa, imprenditore di successo e console italiano a Kigali, nel caos che si stava consumando in Ruanda nel 1994, riesce a compiere qualcosa di incredibile: nel corso dei tre mesi in cui vennero massacrate oltre un milione di persone, Costa viaggia incessantemente tra Ruanda e Burundi, esponendosi continuamente a rischi altissimi, per cercare di portare in salvo il maggior numero di persone possibile, ovvero quasi 2000.
Una vicenda assolutamente straordinaria nella sua “normalità”: il console infatti fino alla sua morte (1 gennaio 2021) ha reiteratamente affermato di non aver fatto nulla di eccezionale, ma “semplicemnete” ciò che qualsiasi essere “umano” avrebbe dovuto fare al suo posto. - “A colpi di machete. La parola agli esecutori del genocidio in Ruanda”, di Jean Hatzfeld, Bompiani, 2004, (ISBN 978-8845232503). Il libro offre una testimonianza della strage in Ruanda. L’autore, giornalista inviato di guerra per “Libération” fa parlare i carnefici e, in particolare, un gruppo di nove persone. Quello che emerge è la “bestialità” di queste persone, una bestialità che è qualcosa di più della violenza individuale, qualcosa di più della follia, qualcosa di diverso da una guerra vera e propria, perché è fatta dell’indifferenza più totale alla vita, alla morte, al sangue, al dolore, a ogni forma di umanità.
ROMANZI
- “Il fiore di Stephanie”, di Esther Mujawayo e Soud Belhaddad, edizioni e/o, 2007, (ISBN 978-88-7641-789-4). Dodici anni dopo il genocidio in Ruanda, Esther Mujawayo, la cui famiglia è stata in gran parte sterminata durante i massacri del 1994, scrive una testimonianza eccezionale della sua vita e sulla grande politica di “riconciliazione nazionale” che il governo ruandese cerca di mettere in atto. Racconta i momenti spietati e quasi irreali del confronto tra le vittime e gli assassini durante i “gacaca”, tribunali tradizionali creati per affrontare lo spinoso problema della giustizia dopo il genocidio. In cambio di riduzioni della pena, viene chiesto agli assassini di rivelare la verità sugli ultimi momenti della vita delle loro vittime così come sui luoghi dove i corpi sono stati abbandonati. Nella seconda parte del libro Esher Mujawajo e Souad Belhaddab danno la parola ai sopravvissuti che lavorano ogni giorno con gli autori del genocidio per cercare di sensibilizzarli alla pace e alla ricostruzione di una nazione ruandese.
- “All’improvviso la pioggia”, di Francesco Milazzo, il Melangolo ed., 2017. (ISBN 978-88-6983-110-2). Ispirato alle reali testimonianze dei protagonisti, questo breve romanzo è un grido di dolore per una delle pagine più buie della storia recente, il genocidio del Ruanda. Un richiamo a chi non impara dagli errori e dagli orrori del passato. La prefazione del testo è di Federico Marchini, giornalista presente in Ruanda durante il genocidio per “ La Voce” di Indro Montanelli.
- “La famiglia. Una storia ruandese”, di Pietro Veronese, ed.e/o, 2024, (ISBN 978-8833577364). I giovani scampati al genocidio ruandese, rimasti senza nessuno, profondamente feriti nell’anima, inventarono una forma di sopravvivenza unica al mondo. Formarono delle “famiglie d’elezione”, unendosi e nominando tra di loro un padre e una madre che assumessero nella loro vita quei ruoli perduti per sempre. Una di queste famiglie si è formata tra persone che il destino ha portato a vivere e incontrarsi in Italia. Riunisce donne e uomini che al momento del genocidio non si conoscevano, avevano età diverse, dai quattro ai 33 anni, e vivevano in luoghi e contesti differenti all’interno del loro paese. Trent’anni dopo, nove di loro hanno deciso di testimoniare in prima persona la propria storia, componendo un racconto corale di dolore, tragedia, ritorno alla vita, amore e speranza. Un documento unico che ci aiuta a conoscere e a ricordare.
ASCOLTI
- Un’ottima modalità per entrare in contatto con questo straordinario Paese, è la musica di Jean Paul Samputu, un cantante ruandese che è diventato un vero e proprio ambasciatore culturale del Paese e nel 2003 ha vinto il “Kora Awards” (premi musicali assegnati annualmente per i risultati musicali conseguiti nell’Africa subsahariana). Nato in Ruanda nel 1962, Samputu iniziò a cantare nel 1977 nel coro di una chiesa, influenzato dalla musica tradizionale e contemporanea, tra cui quella di Stevie Wonder, Bob Marley, Jimmy Cliff e Lionel Richie. Arrivò negli Stati Uniti nel 2004 per “Ten Years Remembering”, un evento commemorativo del decimo anniversario del genocidio in Ruanda. Samputu canta in sei lingue (Kinyarwanda, Swahili, Lingala, Ganda, francese e inglese) e con differenti stili: soukous, rhumba e reggae, al tradizionale ruandese 5/8, afrobeat, pigmeo e gospel. Combina inoltre tradizioni musicali uniche provenienti da tutte le regioni del Ruanda, tra cui Intwatwa, Umushayayo, Imparamba e Ikinimba. Su YouTube non c’è che l’imbarazzo della scelta per imparare a conoscerlo.
- Cyprien Kagorora, cantante e danzatore molto amato in Ruanda e nominato per un Kora Award 2005 nella categoria “Miglior artista tradizionale”. Anche in questo caso su YouTube la scelta è ampia.
FILM
- “100 Days”, di Nick Hughes e Eric Kabera, (2001). Il film, in lingua inglese, presenta una ricostruzione degli eventi verificatisi durante il genocidio. Il titolo del film allude alla durata stessa delle violenze perpetrate contro la minoranza Tutsi. La trama del film è incentrata sulla vita di una giovane rifugiata Tutsi, Josette, e i suoi disperati tentativi di trovare salvezza durante il dilagare delle violenze.
- “Hotel Rwanda” (2004) di Terry George (USA), che racconta la storia di Paul Rusesabagina, un uomo che salvò centinaia di persone nel suo hotel di Kigali.
- “Accadde in aprile”, (2005) del regista haitiano, Raoul Peck (Haiti/Francia), in cui viene messo l’accento sull’inadeguatezza della risposta internazionale al genocidio ruandese.
- “Behind this Convent” (2008), di Gilbert Ndahayo, prodotto in Ruanda. E’ il 10 aprile 1994 quando un convento diventa il teatro di rapimento e morte di duecento Tutsi.
- Dal libro “La lista del Console” è stato tratto anche l’omonimo film per la regia di Alessandro Rocca. Si tratta di un documentario storico del 2010 della durata di 52 minuti.
- “Rwanda”, di Riccardo Salvetti. Si tratta di un film storico basato sull’omonimo spettacolo teatrale di Marco Cortesi e Mara Moschini. Il film ha visto la partecipazione di oltre 480 comparse provenienti da 24 paesi del Centro Africa. Alcuni dei personaggi principali e secondari sono cittadini ruandesi chiamati ad interpretare il ruolo che fu loro durante i drammatici eventi del Genocidio del 1994. Il film è stato girato a Forlì.
VIDEO
Numerosi sono i video che si possono trovare in rete sul Ruanda. Moltissimi, inclusi quelli a cura della Rai e Prime Video, riguardano due tematiche principali: una naturalistica, ossia i gorilla di montagna e una storica, ossia il genocidio.
Esiste anche una serie che riguarda le tragiche conseguenze psicologiche del genocidio:
- “Black Earth Rising”, serie televisiva del 2018 scritta e diretta da Hugo Blick, co-produzione tra BBC Two e Netflix. La serie è stata trasmessa da Netflix a livello internazionale, fuori dal Regno Unito, nel 2019.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi