Siti UNESCO
Al momento i siti iscritti all’UNESCO sono due:
- Aapravasi Ghat: è il nome, in lingua Hindi, dell’antico centro situato a Port Luis di raccolta della forza lavoro fatta immigrare soprattutto dall’India con il vincolo della servitù debitoria. Si tratta del primo sito al mondo scelto ufficialmente dall’Impero Britannico per mettere in atto il “sistema di lavoro a contratto” (indentured labour system) per l’impiego di manodopera nelle piantagioni di canna da zucchero, dopo l’abolizione della schiavitù (1835). Attualmente sono visibili le rovine del complesso originale, ossia magazzini, bagni pubblici, scale in pietra, piattaforme d’imbarco. Esiste anche, all’interno del sito, un centro museale, che spiega la la sua storia, le condizioni di viaggio e la vita dei lavoratori. Il sito è stato dichiarato Patrimonio UNESCO nel 2006.
- Le Morne Cultural Landscape: si tratta di una penisola situata nella parte sud-occidentale di Mauritius. E’ un paesaggio dominato dalla montagna Le Morne Brabant, un’imponente formazione rocciosa che si erge isolata lungo la costa, circondata da lagune turchesi e scogliere. Durante il periodo della schiavitù (XVII–XIX secolo), Le Morne servì come rifugio per gli schiavi fuggitivi, noti come “maroon”. La montagna, remota e difficile da scalare, offriva un nascondiglio sicuro. Le comunità maroon vivevano lì, in condizioni estremamente dure, per sfuggire alla cattura e alla schiavitù. Questo luogo è inoltre legato a un episodio che lo ha reso ancora più tristemente famoso. Dopo l’abolizione della schiavitù a Mauritius, una spedizione di polizia si recò in prossimità della rupe (era il 1 febbraio 1835) per comunicare agli schiavi che erano finalmente liberi. L’arrivo dei poliziotti fu però mal interpretato e gli schivi si lanciarono nel vuoto morendo. Da quel giorno, ogni anno, i mauriziani creoli celebrano una commemorazione dell’abolizione della schiavitù. Il sito è dichiarato UNESCO dal 2008.
Esiste un sito candidato che in realtà fa già parte di un’area iscritta all’UNESCO:
- Parco nazionale delle gole del Fiume Nero: istituito nel 1994, è anche parte della riserva della biosfera di Macchabée – Bel Ombre, riconosciuta dall’UNESCO nel 1977. Si tratta di un’area che si estende a sud-ovest dell’isola, sull’entroterra collinare, ricoperto di foreste endemiche. Costituisce probabilmente lo scenario più spettacolare di Mauritius, mentre dal punto di vista naturalistico, la sua importanza è legata alla presenza di circa 300 specie di piante da fiore, 9 specie endemiche di uccelli, tra cui il raro gheppio, il parrocchetto e il piccione rosa, e oltre 4.000 esemplari di volpi volanti di Mauritius. Il parco offre la possibilità di effettuare a piedi numerosi percorsi che snodano su una rete di sentieri di circa 60 km. E’ possibile anche cimentarsi nell’arrampicata su roccia o nella discesa in cordata dai canyon, tra i torrenti di acqua che si insinuano tra le strette gole. Da non perdere in prossimità del parco, le suggestive 7 Cascate di Tamarin, vero Eden acquatico, ma anche le Cascate di Charamel con i loro 95 metri di altezza e le surreali sfumature delle dune di sabbia delle Terre dei Sette Colori.
Arte rupestre
Non esiste arte rupestre perché, a quando finora conosciuto, l’isola non fu abitata prima dell’arrivo degli Europei.
Architettura
L’architettura di Mauritius costituisce un interessante mix culturale:
- Architettura coloniale francese: case creole tradizionali e grandi ville padronali, caratterizzate da un’imponente facciata, dall’utilizzo del legno e da verande coperte per proteggersi dal sole e dalla pioggia. Esempi di architettura coloniale francese sono la Maison Créole a Moka e il Domaine des Aubineaux.
- Architettura coloniale inglese: chiese anglicane, edifici amministrativi e stazioni ferroviarie, attualmente in disuso. Visibili sono anche le influenze dell’architettura industriale, caratterizzate dall’uso di ghisa e ferro.Interessanti sono gli esempi di architettura militare, come Fort Adelaide, noto anche come La Citadelle. Si tratta di una fortezza costruita dagli inglesi tra il 1834 e il 1840. e civile.
- Architettura Religiosa: spazia da templi Indù, decorati in stile dravidico o tipici del nord dell’India alle chiese cristiane, dalle moschee alle pagode taoiste e ai templi buddisti.
- Case tradizionali creole: costruite in legno, con tetti in lamiera e grandi verande. Sono spesso dipinti con colori pastello.
- Architettura moderna: grattacieli, centri commerciali, resort turistici.
Arte tradizionale
L’arte tradizionale, riflette ancora una volta, la diversità culturale dell’isola che è frutto dell’incontro tra Africa, India, Europa e Cina. Non essendoci popolazioni indigene originarie, le espressioni artistiche si sono sviluppate dopo la colonizzazione e l’arrivo di comunità provenienti da tutto il mondo.
Tra gli oggetti tradizionali:
- Quelli in fibra naturale come cestini, cappelli, tappeti e borse. Vengono utilizzate a questo scopo la rafia, le foglie di palma e il bambù.
- Sculture decorative: sia per i templi Indù, sia in riferimento a culture africane.
Cinema
Il cinema mauriziano non ha una tradizione consolidata. Tuttavia, di recente si sono compiuti sforzi per incoraggiare registi internazionali a girare sull’isola e a dare vita a un’industria cinematografica autoctona. Sia i film occidentali che quelli indiani vengono visti e seguiti dagli abitanti di Mauritius.
Ecco, comunque, i tratti salienti della “scarna” storia della cinematografia locale:
- La produzione cinematografica a Mauritius è iniziata con tentativi sporadici e amatoriali, negli anni Cinquanta.
- Nel 1986 è stata fondata la Mauritius Film Development Corporation (MFDC), sotto l’egida del Ministero delle Arti e della Cultura, per incoraggiare lo sviluppo di un’industria cinematografica a Mauritius. La MFDC ha aiutato i registi stranieri a ottenere i permessi per girare sull’isola.
- La popolarità del film di Bollywood “Kuch Kuch Hota Hai”, girato a Mauritius nel 1997, ha spinto altri produttori di Bollywood ad ambientare i propri film a Mauritius. Tuttavia, per lungo tempo la MFDC non ha avuto la stabilità organizzativa necessaria per fornire un supporto costante ai registi locali.
- Nel 2007 è stato istituito l’”Ile Courts International Short Film Festival”, gestito dall’organizzazione no-profit Porteurs d’Images.
- Nel 2013 è stato istituito un programma di rimborso per i film con l’obiettivo di fornire ai registi locali e internazionali un incentivo finanziario per girare sull’isola.
- Nell’ottobre 2017, il governo ha avviato una settimana del cinema di Mauritius e una seconda edizione dell’evento si è tenuta nel 2018.
- Altri sviluppi recenti includono la creazione di una scuola di cinema privata nel 2019 e altri festival locali.
Letteratura
L’isola di Mauritius è la patria di numerose lingue.
La letteratura mauriziana si esprime quindi in francese, inglese, creolo e lingue indiane.
I temi principali della letteratura sono: identità e multiculturalismo, colonialismo e post-colonialismo, migrazione e diaspora, schiavitù e servitù debitoria.
Tra gli scrittori principali:
- J. M. G. Le Clézio, scrittore francese e mauriziano, come lui stesso ama definirsi. Nel 2008 gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura, in qualità di “scrittore di nuove partenze, di avventura poetica, di estasi dei sensi, esploratore di un’umanità al di là e al di sotto della civilizzazione regnante”. Non ha vinto il Nobel con un titolo specifico, ma attraverso la sua intera opera letteraria.
- Ananda Devi, una delle voci più importanti della letteratura mauriziana contemporanea. Scrittrice multilingue (francese e creolo), le cui opere principali, “Ève de ses décombres”, “Le sari vert”, “Indian Tango”, spesso trattano la condizione femminile, il corpo, la violenza, la marginalità sociale.
- Khal Torabully, poeta e saggista che coniò il termine “”coolitude”, movimento culturale e letterario simile alla Négritude, che esplora l’identità post-indenturata degli indiani delle isole dell’Oceano Indiano. L’esigenza, quella di descrivere l’esperienza degli “”ndentured labourers” (lavoratori sottoposti a contratto) di origine indiana che arrivarono a Mauritius. Si tratta di un modo di esplorare e valorizzare la loro eredità e le loro migrazioni, analizzando le conseguenze del colonialismo e della schiavitù.
Musica
Anche la musica, così come ogni altro aspetto culturale, riflette perfettamente il melting pot dell’isola attraverso la stratificazione di influenze africane, europee, indiane, cinesi e creole.
Tra i principali generi musicali:
- Sega (o Séga): si tratta del genere musicale tradizionale più famoso di Mauritius, derivante dalle popolazioni schiavizzate africane e creole e caratterizzato da ritmi sincopati, danze sensuali e testi spesso malinconici o ironici. Vengono utilizzati strumenti tradizionali, come il tamburo ravanne (un tamburo a cornice con pelle di capra), la maravanne (un sonaglio simile a un sonaglio) e il triangolo. Nel corso del tempo sono stati inoltre integrati strumenti moderni come la chitarra acustica ed elettrica e la fisarmonica. Sega è stato dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO dal 2014, perché riconosciuta come danza e musica tradizionale in grado di incarnare l’identità multiculturale dell’isola.
- Seggae: è la fusione tra Sega e Reggae. Nato negli anni Ottanta, si è fatto portavoce delle lotte sociali e dell’orgoglio creolo. E’ caratterizzato da ritmi lenti.
- Bhojpuri folk e musica indiana: tipica della comunità indo-mauriziana, utilizza strumenti come tabla, harmonium, dholak. La comunità di origine indiana è molto legata anche alla musica pop ispirata a Bollywood.
- Musica elettronica: molto in voga, soprattutto tra i più giovani.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi