Patria della cultura creola, punto di incontro tra l’Africa e l’Europa, ponte verso le Americhe, l’arcipelago vulcanico di Capo Verde, sperduto in mezzo all’Atlantico, si compone di dieci isole spazzate dai venti alisei, ognuna con la propria realtà e bellezza, ma unite da un’identità profonda che va oltre la storia e il metissaggio. La morabeza, un sentimento, uno stato d’animo tipicamente capoverdiano che non si può spiegare a parole, si può solo sentire in fondo al cuore, cullati dalle melanconiche melodie della musica morna.
La morabeza si vive. Si vive nelle colorate cittadine coloniali di Sao Felipe nell’Isola di Fogo, di Mindelo a Sao Vicente, di Ciudad Veihla a Santiago, o di Sal Rei a Boa Vista, ma anche nei villaggi più sperduti delle montagne. La morabeza è accoglienza, sorrisi, apertura di spirito. E’ bere il grogue nei bar in compagnia, o giocare a carte ad ogni angolo di strada. E’ il carnevale, tra competizione e festa. E’ musica e danza, ma anche malinconia e nostalgia dei 700.000 capoverdiani immigrati all’estero, che prima o poi faranno ritorno nella loro amata terra.
La morabeza sono le storiche saline abbandonate dell’isola di Sal e il venerato Pico do Fogo dell’isola omonima, che ogni tanto si risveglia a seppellire tutto di lava, ma anche a purificare e fertilizzare un terreno miracolosamente produttivo. Sono le verdi vallate di Santo Antao o i paesaggi lunari, neri come la pece, dei picchi vulcanici. Sono le spiagge paradisiache di Sal e Santiago, l’acqua turchese dalle cento sfumature e le dune bianche di Boa Vista, come se un piccolo angolo di Sahara avesse deciso di migrare, lasciandosi trasportare dai venti desertici. La morabeza è ovunque, tra il mercato del pesce e le barche di legno dei pescatori, sui muri dipinti delle case, tra le melodie che risuonano in ogni angolo del paese, al cospetto dell’effigie di Cesaria Evora, madrina capoverdiana, regina indiscussa della morna.
La morabeza è Capo Verde nella sua essenza, le atmosfere accoglienti di un popolo sradicato, dalle molteplici origini afro-europee, che ha saputo ricostruirsi una propria identità creola, su un comune sentimento, uno stato d’animo profondo di condivisione e solidarietà, di amore verso una terra che ormai gli appartiene, nel bene e nel male.
Capo Verde è il più grande “laboratorio umano” della storia, che da schiavitù e deportazione ha saputo far germogliare uno dei più ricchi patrimoni culturali in “capitale umano” del mondo, tra quello che appare come uno degli ultimi paradisi terrestri.
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Durata:11giorni
Date:da Febbraio a Settembre
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