La storia di questo Paese è antichissima e ha tracciato i movimenti del genere umano.
Per diventare poi, nel corso del tempo, un territorio caratterizzato da avvenimenti cruenti, colpi di stato, regimi militari, guerre civili… Insomma. una storia molto articolata e difficile.
PREISTORIA
- Oltre 30mila anni fa: la regione di Bour, situata nel nord-ovest della Repubblica Centrafricana, risulterebbe già abitata. Qui hanno sede, tra l’altro, megaliti preistorici di grandissima importanza e che costruiscono un rompicapo per gli studiosi circa le loro origini e datazione.
- II-I millennio a.C: in quest’epoca si sono verificate due crisi climatiche che hanno determinato il passaggio da uno spazio “totalmente selvatico” a uno spazio “domestico” in grado di trasformare il corridoio del Sangha River Interval (una vasta area di circa 400 chilometri di larghezza di savana che si apre a sud della Repubblica Centrafricana) un formidabile asse di circolazione. Si servivano di questo corridoio le comunità di lingua bantu dotate di capacità espansioniste descritte a partire dai dati biografici e linguistici che sono, secondo un parere diffuso, all’origine delle prime manipolazioni delle risorse vegetali e animali in Africa centrale. I ricercatori però non sono ancora d’accordo sull’itinerario, né sulla cronologia specifica di questi movimenti migratori. Inoltre, molti studiosi oggi cercano di misurare il ruolo, non solo delle comunità bantu, ma anche delle popolazioni locali nell’emergere dell’economia di produzione. Un dato è però certo: in questa zona il vasellame è utilizzato molto prima dello sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento, nei contesti socio-economici dominati dalla caccia e dalla pesca. In Africa centrale, inoltre, viene spesso presentato come possibile nucleo di emersione della metallurgia del ferro, l’altopiano di Adamawa, situato tra la Repubblica Centrafricana e il Camerun.
STORIA PRE-COLONIALE E COLONIALE
- XVI-XVII secolo: i mercanti di schiavi, costituiti da arabi e gruppi locali, iniziarono a razziare la regione per espandere le rotte schiaviste del Sahara e del Nilo. I prigionieri, ridotti in schiavitù, venivano deportati verso la costa del Mediterraneo o verso i porti e le fabbriche negriere dell’Africa occidentale, settentrionale o meridionale attraverso i fiumi Ubangui e Congo.
- Durante il XVIII secolo, i popoli Azande Bandia-Nzakara fondarono il Regno di Bangassou lungo il fiume Ubangi. La loro espansione territoriale nell’Africa centrale si arrestò solo con l’avvento delle potenze coloniali europee.
- A metà del XIX secolo, il popolo Bobangi, originario della regione compresa tra i fiumi Congo e Ubangi, divenne un importante trafficante di schiavi e vendette i propri prigionieri alle Americhe utilizzando proprio il fiume Ubangi per raggiungere la costa.
- XVIII-XIX secolo: nuove etnie arrivarono nell’area della repubblica Centrafricana, come i già menzionati Azande, gli Ngbandi (gruppo etnico di origine sudanese) e i Mandja.
- Fine del XIX secolo-primi del Novecento: invasione degli Europei dell’Africa centrale durante la cosiddetta “Corsa all’Africa”, ossia il nuovo imperialismo che spinse gli europei ad accaparrarsi territori africani tra la fine dell’Ottocento e l’inizio della Prima Guerra Mondiale. Bangui, l’attuale capitale della Repubblica Centrafricana, fu fondata nel 1889 dai francesi, come avamposto di quella che divenne un’ampia area coloniale. Il nome della città deriva infatti dalla sua posizione sulla riva settentrionale del fiume Ubangi che in francese è “Oubangui”. Intanto i francesi consolidarono il loro potere in Ciad con la sconfitta delle forze di Rabih (trafficante di schivi sudanese che divenne sultano del Bornu in Africa centrale e creò un potente impero a est del lago Ciad) assicurandosi il controllo della maggior parte del Paese, che divenne così parte dell’impero coloniale francese. Nel 1906 il territorio dell’Ubangi-Sciari (quello che nel 1960 diverrà lo stato indipendente della Repubblica Centrafricana) venne unito alla colonia del Ciad e, nel 1910, divenne uno dei quattro territori dell’Africa Equatoriale Francese, insieme al Ciad, Congo Centrale e Gabon.
- Anni Venti-Quaranta: i francesi sfruttarono sistematicamente il territorio di cui si erano impossessati, insieme ai suoi abitanti. Introdussero una politica di coltivazione obbligatoria del cotone e di lavoro forzato nelle miniere dei diamanti. Un gran numero di Ubangi fu inoltre inviato a lavorare per la costruzione della ferrovia “Congo-Ocean”. Molti di loro morirono a causa di incidenti sul lavoro e malattie. Tra il 1928 e il 1931 la ribellione Kongo-Wara, nota anche come “Guerra del manico di zappa”, fu una grande rivolta coloniale che ebbe luogo in quella che oggi è parte del territorio della Repubblica Centrafricana. La colonizzazione francese a Oubangui-Chari è considerata la più brutale dell’Impero coloniale francese.
- 1940-1944: Félix Éboué, come governatore dell’intera Africa Equatoriale Francese, tra il 1940 e il 1944, pubblicò “La Nuova Politica Indigena per l’Africa Equatoriale Francese”, che delineava una nuova politica atta a promuovere il rispetto delle tradizioni africane, il sostegno ai leader tradizionali e il miglioramento delle condizioni di lavoro. Il documento servì da base per la conferenza dei governatori coloniali francesi di Brazzaville, tenutasi nel 1944, che cercò di introdurre importanti miglioramenti per le popolazioni delle colonie.
- 1946-1959: Barthélemy Boganda fu eletto come primo rappresentante della Repubblica Centrafricana nel governo francese e contribuì al “Movimento per l’Evoluzione Sociale dell’Africa Nera” Boganda mantenne una posizione politica contro il razzismo e il regime coloniale. Morì a 48 anni in un disastro aereo alla vigilia delle elezioni. Diversi i sospetti di sabotaggio. Intanto, nel 1958, i territori facenti parte dell’Africa Equatoriale Francese, attraverso un referendum, optarono per l’indipendenza e nel 1959 nacque la “Comunità francese”. In sostanza, i territori membri che erano, formalmente, colonie francesi, ottennero una sostanziale autonomia. La Francia continuava comunque a controllare la moneta, gli affari esteri e la difesa. Si trattava dell’estremo tentativo di tenere unito quel che rimaneva dell’impero coloniale francese.
L’INDIPENDENZA E I COMPLICATI ANNI A SEGUIRE
- 13 agosto 1960: la Repubblica Centrafricana ottenne l’indipendenza e David Dacko (cugino di Boganda) divenne il primo presidente.
- 1960- 1965: regime durissimo di Dacko che portò il Paese alla rovina economica. Nel 1962 aveva dato vita a un regime monopartitico. Il suo mandato finì con un colpo di Stato per mano di Jean-Bedel Bokassa, noto anche come Salah Eddine Ahmed Bokassa.
- 1965-1976: da subito Bokassa si dimostrò un uomo dispotico e dittatoriale. Militare di formazione (aveva partecipato anche ad alcune battaglie delle guerre di Indocina), si arruolò nel 1962 nell’esercito della neocostituita Repubblica Centrafricana. Divenne, anche per le sue parentele influenti, prima comandante e poi colonnello con funzione di capo di stato maggiore delle forze armate. Esautorò quindi Dacko con il colpo di Stato e divenne presidente della Repubblica e capo dell’unico partito politico legalmente ammesso, ossia il Movimento per l’Evoluzione Sociale dell’Africa Nera (MESAN). La sua principale preoccupazione era legittimare il proprio potere e lo fece dichiarandosi un fervente ammiratore di Charles de Gaulle. Nel 1972 Bokassa si dichiarò presidente a vita e scongiurò un altro colpo di Stato (ce n’era già stato uno naufragato nel 1969) nel dicembre del 1974 e sopravvisse ad un attentato alla sua vita realizzato nel febbraio 1976. Nel settembre del 1976 Bokassa sciolse il governo e lo rimpiazzò con il “Consiglio della rivoluzione centrafricana”. Il 4 dicembre 1976, al congresso del MESAN, Bokassa dichiarò la trasformazione della repubblica in monarchia, con relativa nascita dell’Impero Centrafricano. Il 4 dicembre 1977 arrivò addirittura a proclamarsi imperatore con il nome di Bokassa I. La cerimonia di incoronazione che, intenzionalmente emulava quella di Napoleone, fu di uno sfarzo inimmaginabile con tanto di gigantesco trono a forma di aquila e spese incredibili per banchetto, abiti, carrozze… La fine di Bokassa, che aveva portato il Paese al disastro economico, arrivò nel 1979, quando i francesi, approfittando di un suo viaggio in Libia, restaurarono la presidenza di Dacko.
- 1981-1993: presidenza di André Kolingba che cercò apparentemente di distinguersi dal suo predecessore, ma che instaurò una dittatura militare. Nel 1987 Kolimba fondò il “Raggruppamento Democratico Centrafricano” che fu partito unico fino al 1991. Kolingba governò la Repubblica Centrafricana fino al 1993 quando diventò presidente Ange-Félix Patassé.
- 1993-2003: Patassé iniziò appena presidente con una epurazione negli apparati statali centrafricani: espulse Kolingba dall’esercito, incriminò buona parte dei vecchi ministri, licenziò parecchi funzionari ministeriali di lingua Yakoma (Ngbandi, fedeli a Kolingba). Numerose furono le rivolte popolari tra il 1996 e il 1997 che evidenziarono la diffidenza nei confronti del governo di Patassé con momenti di forti tensioni e violenza. Del 1998 è la Missione delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafrica (MINURCA) con l’obiettivo di monitorare lo smatellamento degli arsenali delle truppe dei ribelli dopo la firma degli accordi di Bangui (1997) e aiutare il governo a indire nuove elezioni. Tuttavia nulla si risolse e, nel 1999, Patassé ottenne il secondo mandato e infruttuoso fu il colpo di stato del 28 maggio 2001. Patassé ebbe infatti la meglio sulle truppe ribelli, grazie anche all’aiuto di truppe guidate dal congolese Jean-Pierre Bemba e provenienti da parte di truppe libiche e della vicina Repubblica Democratica del Congo. Le truppe fedeli a Patassé furono responsabili di una feroce campagna di vendetta.
LA GUERRA CIVILE
- 2003-2013: Francois Bozizé Yangouvonda salì al potere nel marzo 2003 con un colpo di Stato che depose Patassé. Il suo mandato fu caratterizzato di grandissima instabilità, dando inizio alla prima guerra civile centrafricana, combattuta contro vari gruppi ribelli. Nel novembre 2004, più di una ventina di persone furono uccise durante un raid dei ribelli sulla città di Birao, situata nel nord-est del Paese. La situazione peggiorò ulteriormente il 13 novembre del 2006 quando i ribelli dell’”Unione delle forze democratiche per il raggruppamento” (UFDR) presero il controllo di Sam-Ouandja, una città situata nel nord del Paese. Il 14 novembre 2006 ci fu anche un intervento da parte dell’Aeronautica militare francese a Birao per limitare l’avanzata dei ribelli. Una forza africana internazionale su mandato dell’ONU si stabilì in città. Nel marzo 2007 ci furono altri violenti combattimenti a Birao e intervenne la XIII brigata della Legione straniera francese. Il 13 aprile 2007 fu firmato a Birao un accordo di pace tra il governo e l’UFDR. Il 15 novembre 2010 Birao passò di nuovo sotto il controllo dell’esercito centrafricano, ma fu subito ripresa dai ribelli. Immediato fu l’intervento (come già accaduto nel 2006) dell’esercito del Ciad per riprendere la città a nome del governo centrafricano. La coalizione ribelle dei Seleka (organizzazione ribelle nata da frazioni di dissidenti dell’Unione di forze democratiche per l’integrazione, la Convenzione di patrioti per la giustizia e la pace e il Fronte Democratico per i popoli dell’Africa centrale, con a capo Michel Djotodia) riprese però le armi il 10 dicembre 2012 e furono conquistate numerose città del nord. Il 23 marzo 2013, i ribelli della coalizione Seleka annunciarono di aver attraversato il punto chilometrico PK12, che segna l’ingresso in Bangui. Il presidente Bozizé fu costretto alla fuga nella Repubblica Democratica del Congo. Michel Djotodia si autoproclamò Presidente della Repubblica.
- 2014- 2021: il 10 gennaio 2014 Djotodia si dimise insieme al suo Primo Ministro durante un summit straordinario della CEEAC (Comunità economica degli Stati dell’Africa centrale). Presidente provvisorio fu Alexandre-Fedinand Nguendet (presidente ad interim per circa due settimane) e, a seguire, Catherine Samba-Panza. Il 23 luglio 2014, i belligeranti firmarono un accordo di cessazione delle ostilità a Brazzaville, ma il Paese rimase diviso in regioni controllate da milizie. Faustin-Archange Touadéra fu il successivo Capo di Stato. Nel giugno del 2017, vi furono nuovi scontri a Bria, nel centro-est del Paese con numerosi morti. Dal 2013, le ripetute crisi hanno portato un milione e mezzo di persone a lasciare il paese per rifugiarsi nelle nazioni limitrofe (Camerun, RDC e Ciad). La guerra civile ha raggiunto il suo picco nel 2018. Le Nazioni Unite hanno denunciato i crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati dai mercenari del Gruppo Wagner, finanziati con oro e diamanti. La Wagner combatte a fianco del Governo.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi