SITI UNESCO
Ad oggi un solo sito è iscritto nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità.
- Si tratta dell’Ilha de Moçambique situata sulla costa settentrionale del Paese e collegata alla terraferma da un ponte lungo tre chilometri. Dichiarata Patrimonio UNESCO nel 1991, l’Ilha de Moçambique, fu la prima capitale portoghese che diede poi il nome a tutta la nazione. E’ un’isola situata nella provincia di Nampula che fu per secoli un punto strategico di commercio e scambi. Fu avamposto nella rotta verso le Indie e per secoli un centro importante per il commercio di schiavi, spezie, oro, zucchero, avorio e altre merci. L’isola è famosa per l’architettura coloniale portoghese, che include edifici storici come forti, chiese, palazzi e case tradizionali. Il suo fascino è legato al mix culturale che si percepisce immediatamente e racconta una storia che interseca quella degli autoctoni di discendenza bantu, gli influssi arabi a partire dal X secolo e l’impatto della dominazione portoghese, a cominciare dall’arrivo di Vasco de Gama nel 1498, per proseguire con l’influsso degli scambi con l’India. In quest’isola si trovano capanne di paglia e antiche cattedrali, tempi induisti e moschee.
Quattro sono invece le candidature per possibili nuove iscrizioni:
- Manyikeni: è un sito archeologico che sorge a una cinquantina di chilometri a ovest della città costiera di Vilanculos. Il sito risale al XII-XVII secolo e si ritiene faccia parte della tradizione architettonica del Grande Zimbabwe, caratterizzata dalla presenza di muri in pietra senza malta, facenti parte del famoso regno di Mwenu Mutapa. Il complesso centrale del recinto in pietra è costruito secondo questa tradizione, e anche il ritrovamento di un gong di ferro in stile Zimbabwe nel sito suggerisce evidenti legami culturali. Gli archeologi ritengono che il sito fosse un punto di scambio per merci come oro, avorio, schiavi e ceramiche.
- Arcipelago delle Quirimbas: si tratta di arcipelago composto da una trentina di isole situate al largo della costa settentrionale del Mozambico, tra l’immensa baia di Pemba e il Capo Delgado, al confine con la Tanzania. È un vero e proprio Eden naturalistico incontaminato. Le isole più a sud fanno parte dell’omonimo Parco Nazionale che comprende anche una vasta area sulla terraferma, abitata da animali selvatici come leoni ed elefanti. Il contento nel suo complesso è davvero unico e straordinario per la sua biodiversità che va dalle foreste tropicali ai canali di mangrovie, dalle lingue di sabbia bianchissima alle barriere coralline che rendono l’acqua di una trasparenza surreale inimmaginabile. Molte delle isole sono disabitate e totalmente incontaminate, dichiarate Riserva della Biosfera dall’UNESCO nel 2018, mentre su quelle principali, dove vive una popolazione complessiva di circa 50.000 abitanti, si trovano insediamenti swahili precoloniali.
- Catena dei monti Vumba: situata a cavallo tra Mozambico e Zimbabwe è una catena montuosa caratterizzata dalla presenza di una collina sacra, denominata Chinhamapere. Gli abitanti della zona ( etnia Shona) credono che la collina sia un luogo di connessione tra il mondo terreno e quello spirituale. Qui si svolgono rituali religiosi e cerimonie che segnano eventi importanti della vita comunitaria. Il sito è molto importante perché comprende dipinti di arte rupestre di cacciatori-raccoglitori nascosti in una foresta sacra e comprendono figure umane con in mano archi e frecce e esseri umani probabilmente in trance.
- Parco Nazionale di Maputo: si tratta di una riserva istituita nel 1932 ed una delle più importanti aree protette del Mozambico meridionale. Nota per la sua straordinaria biodiversità, la sua importanza ecologica e il suo ruolo nel preservare vari ecosistemi, che spaziano dalle foreste di mangrovie alle zone di savana e alle paludi costiere, potrebbe diventare anche sito UNESCO. La riserva è caratterizzata da una varietà di habitat che comprendono mangrovie, lagune, foreste costiere, dune sabbiose, e zone umide e dalla presenza di numerosi animali selvatici come elefanti, leoni, bufali, antilopi, coccodrilli e uccelli.
ARTE RUPESTRE
- L’arte rupestre è presente nel Paese, vista la sua collocazione geografica in una zona fondamentale per lo sviluppo del genere umano. Come chiarito da archeologi e studiosi e come sottolineato anche nel testo “L’Africa antica”, a cura di Francois-Xavier Fauvelle, esistono tracce di un mondo preistorico (vedi anche sito nelle Catena dei monti Vumba, qualche riga sopra) che si esprimeva tramite incisioni rupestri e dipinti anche simbolici di grande importanza, ma la situazione politica complessa e la difficoltò di accesso e studio dei siti ne rende difficile una attendibile descrizione.
ARCHITETTURA
L’architettura del Mozambico è una fusione di tradizioni indigene, influenze arabe, coloniali portoghesi e contemporanee.
- ARCHITETTURA TRADIZIONALE: l’architettura indigena del Mozambico è fortemente influenzata dalle tradizioni locali e dal clima tropicale, con costruzioni progettate per rispondere alle esigenze pratiche e culturali delle comunità. Si trovano così case di paglia e palme e, in molte regioni rurali, specialmente lungo la costa, le abitazioni tradizionali erano costruite con materiali come il bambù, la palma e la canna. Le case di paglia (spesso a forma di conica o circolare) sono progettate per resistere al caldo e alle piogge, con tetti spioventi che favoriscono il drenaggio. In alcune zone dell’interno, come nelle regioni più montuose, esistevano strutture fortificate, costruite per proteggere le comunità dalle incursioni. Le capanne erano spesso disposte in circolo e protette da mura di pietra o terra battuta.
- ARCHITETTURA COSTIERA DI INFLUENZA ARABA E SWAHILI: la costa del Mozambico ha avuto molti contatti con il mondo arabo e swahili, che ha influenzato l’architettura delle città costiere come Quelimane, Pemba e Mozambico (l’isola di Mozambico). L’architettura swahili è caratterizzata dall’utilizzo di materiali locali come la pietra corallina. Gli edili sono normalmente a un piano, hanno pareti spesse, portoni di legno intagliato e porte e finestre ad arco. Le città costiere ospitano moschee dai minareti slanciati e archi elaborati. Le fortezze coloniali costruite dai portoghesi, come la Fortezza di Sao Sebastiao sull’Isola di Mozambico, presentano elementi tipici dell’architettura militare portoghese su cui si innescano tecniche e decorazioni locali.
- ARCHITETTURA COLONIALE PORTOGHESE: il periodo coloniale (dal 1498 al 1975) ha avuto un impatto significativo sull’architettura del Mozambico, con la costruzione di città portuali, fortezze e palazzi coloniali. Le città come Maputo e Beira sono caratterizzate dalla presenza di quartieri coloniali con viale alberati, piazze pubbliche e edifici in stile neoclassico o art déco. Gli edifici coloniali spesso presentano facciate eleganti con balconi in ferro battuto, finestre a tutto sesto e particolari decorativi. Le fortezze portoghesi sono state costruite lungo la costa a scopo difensivo. Le chiese costituiscono un altro aspetto fondamentale dell’edilizia coloniale. Sono state costruite con uno stile che mescolava elementi barocchi, neoclassici e gotici.
- ARCHITETTURA POST-INDIPENDENZA E CONTEMPORANEA: dopo l’indipendenza, ottenuta nel 1975, il Mozambico ha cercato di dare vita a una propria identità architettonica che riflettesse sia il suo patrimonio culturale che le nuove aspirazioni di modernità. Negli anni Settanta e Ottanta, durante il regime del Partito FRELIMO, si ero sviluppato il cosiddetto “stile brutalista”. Utilizzato per edifici governativi e istituzionali, era caratterizzato dall’uso di cemento grezzo, linee spigolose e forme geometriche audaci. Il periodo successivo all’indipendenza ha visto anche lo sviluppo di quartieri residenziali moderni, che hanno incorporato elementi dell’architettura contemporanea internazionale. A Maputo, ad esempio, sono stati costruiti numerosi grattacieli e centri commerciali. Negli ultimi anni, c’è stato un crescente interesse per l’architettura sostenibile che recupera gli elementi tradizionali e li combina con tecnologie moderne. Molti architetti mozambicani stanno esplorando l’uso di materiali locali, come la terra cruda e il bambù, per costruire case più ecologiche e a basso impatto ambientale.
CINEMA
Il cinema mozambicano racconta la sua storia politica complessa, le sue sfide sociali ed economiche, dalla colonizzazione portoghese fino all’indipendenza e oltre.
Infatti, nonostante le difficoltà legate alla guerra civile (1977-1992) e alla scarsità di risorse, il cinema ha continuato a essere, nel corso del tempo, una forma di espressione culturale, di lotta sociale e di documentazione storica.
- Le sue radici risalgono ai primi due decenni del Novecento quanto delle colonie i portoghesi importano il cinema come strumento di intrattenimento e di propaganda.
- Le produzioni locali hanno cominciato a prendere piede solo dopo l’indipendenza del Paese quando il cinema è stato utilizzato come uno strumento importante per raccontare la storia della lotta per la liberazione e per promuovere una nuova identità nazionale. Il governo del Mozambico, sotto il Partito FRELIMO ha istituito il Centro Cultural Mocambicano (CCM) nel 1977, e ha creato una serie di iniziative per promuovere la produzione cinematografica. I primi film erano spesso di natura politica e militante e si concentravano sulla lotta di liberazione contro il colonialismo portoghese e sulle difficoltà del paese nel periodo post-indipendenza. Un esempio significativo è “A Ilha dos Passarinhos” (1979), un film che racconta la vita sotto il colonialismo portoghese. Anche la guerra civile che si è perpetuata fino al 1992, ha avuto un impatto diretto sul cinema. Durante questo periodo, le risorse erano scarse e la produzione cinematografica è stata fortemente limitata, ma quando possibile, il cinema veniva usato come strumento di propaganda o di mobilitazione politica. Gli argomenti trattati erano spesso storie di resistenza e sofferenza civile con l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico sulle atrocità del conflitto e di stimolare un senso di unità nazionale. Molti cineasti erano stati costretti a cercare finanziamenti e supporto all’estero.
- Negli anni successivi alla fine della guerra civile, il cinema mozambicano ha attraversato una fase di risveglio e modernizzazione, sebbene le difficoltà economiche e le limitate infrastrutture abbiano continuato a ostacolare la produzione su larga scala.
- Ma non sono mancate interessanti iniziative “come quella”, raccontata da Africa Rivista, “che ha preso piede dall’agosto al novembre 2001, attraverso la creazione di un vero e proprio circo ambulante cinematografico che ha attraversato tutto il Paese, da Maputo a Pemba proiettando film mozambicani, europei e americani per adulti e per bambini. Tutte le sere di fronte a migliaia di persone, e di giorno nelle scuole e negli ospedali, il cinema ambulante è stato uno strumento straordinario per la campagna informativa sull’AIDS. Coloro che il cinema l’avevano dimenticato e coloro che, nei villaggi più remoti, non avevano mai avuto la possibilità di vedere immagini in movimento sul grande schermo, sono stati coinvolti in questa esperienza unica dalla troupe di Cinemovel, composta da 8 italiani e 16 mozambicani”.
- I primi passi verso la rinascita sono stati segnati dal film “O Contador de Historias” di Carlos Cardoso (2009), una fiction che racconta la vita di una comunità. In questo periodo, molti registi hanno cercato di autoprodursi o di lavorare con risorse limitate, dando così vita a un cinema impegnato, con opere che affrontano temi come la povertà, le disuguaglianze sociali e la condizione delle donne.
- Negli ultimi decenni, il cinema mozambicano ha visto l’emergere di cineasti riconosciuti a livello internazionale. Alcuni dei registi e dei film più noti includono: Ruy Guerra che, sebbene nato a Cuba, rappresenta una delle figure più importanti del cinema mozambicano, avendo lavorato anche in Mozambico. È uno dei fondatori del movimento cinema novo in Africa, che ha influenzato numerosi cineasti mozambicani. Nota è anche Teresa de Sousa, regista di film documentari e cortometraggi che trattano temi sociali e politici legati alla vita delle donne e delle minoranze in Mozambico. João Ribeiro è un altro regista che ha esplorato temi di storia e identità culturale.
LETTERATURA
La letteratura del Mozambico è stata fortemente influenzata dalla colonizzazione portoghese. Prima dell’arrivo dei portoghesi, le tradizioni orali costituivano il principale veicolo di trasmissione di storie e leggende, canti e narrazioni.
Durante il periodo coloniale portoghese, la letteratura in lingua portoghese fu predominante, anche se si svilupparono sporadiche forme di resistenza letteraria.
Con l’indipendenza la letteratura ha assunto una importante funzione di costruzione di una nuova identità nazionale. I temi dell’indipendenza, della liberazione e delle difficoltà post-coloniali sono diventati centrali nelle opere letterarie.
I temi principali della letteratura mozambicana post-indipendenza erano l’eroismo dei combattenti per la liberazione, le difficoltà del periodo post-coloniale, le atrocità della guerra civile e la lotta contro la corruzione.
Alcuni dei più importanti scrittori del Mozambico sono:
- José Craveirinha (1922–2003), uno dei più importanti poeti e scrittori del Mozambico, José Craveirinha ha scritto principalmente in portoghese. La sua poesia ha avuto un forte impatto nella formazione dell’identità culturale mozambicana. La sua opera più famosa, “Xigubo”, è una raccolta di poesie che esplora il tema della lotta contro l’oppressione coloniale e la liberazione. È considerato uno degli scrittori di punta del movimento di resistenza letteraria. Fu inoltre il primo autore africano a ricevere, nel 1991, il Premio Camões che costituisce il più importante premio letterario in lingua portoghese.
- Mia Couto (1955–oggi): Mia Couto è forse il più conosciuto autore mozambicano a livello internazionale. Scrittore, poeta e giornalista, è noto per il suo stile che fonde il portoghese con le lingue e le tradizioni mozambicane, creando una narrativa profondamente radicata nel contesto culturale e linguistico del Mozambico. “Terra Sonnambula” (1992),uno dei suoi romanzi più celebri, esplora le esperienze devastanti della guerra civile e le difficoltà della società post-bellica. Il suo lavoro è influenzato dalla presenza di componenti magiche e dalle tradizioni orali del Paese.
- Ungulani Ba Ka Khosa (1957–oggi): è un altro importante autore mozambicano, noto per il suo romanzo “Ndhsimbani” (1993), che racconta la storia di un gruppo di giovani che affrontano le difficoltà di una società distrutta dalla guerra e dalla povertà. I suoi scritti esplorano la condizione africana e le sfide post-coloniali.
- Paulina Chiziane (1955–oggi): è una delle voci più importanti della letteratura mozambicana femminile e la prima donna del Paese ad aver pubblicato un romanzo. Il suo “Niketche: Uma Historia de Poligamia” (1990) ha avuto un enorme impatto sociale e ha trattato temi come la poligamia e la condizione delle donne in Mozambico, portando alla luce le difficoltà e le sfide quotidiane femminili nella società mozambicana post-indipendenza.
- Lilia Momplé (1958–oggi): ha scritto racconti e romanzi che esplorano le tradizioni e le difficoltà delle donne mozambicane, affrontando le relazioni familiari e il difficile equilibrio tra le tradizioni ancestrali e la modernità.
MUSICA
La musica in Mozambico è un elemento fondamentale della sua cultura e dell’identità nazionale. Come in molte altre regioni dell’Africa, costituisce un mezzo fondamentale di comunicazione e resistenza, strettamente legato alla storia, alle tradizioni e alle ritualità del paese.
La musica riflette le radici africane, le influenze portoghesi e le tradizioni di altre culture che hanno attraversato la storia del Paese.
La musica mozambicana è estremamente variegata, con stili che spaziano dalla musica tradizionale a quella popolare, fino alla musica contemporanea che incorpora generi globali come il rap, il rock e la musica elettronica.
- Musica Tradizionale: le tradizioni musicali mozambicane sono profondamente radicate nelle ritualità sociali e spirituali delle diverse etnie. La musica in Mozambico è spesso usata per celebrare eventi importanti come matrimoni, rituali religiosi, cerimonie di iniziazione e per raccontare tramandate oralmente. Gli strumenti tradizionali sono: la mbira, uno strumento a percussione costituito da lamelle metalliche montate su una base di legno, tipico delle culture che parlano la lingua Shona; lo xilófono tipico di molte culture dell’Africa centrale e meridionale, incluso il Mozambico; la timbila, una forma di xilofono utilizzato dalle comunità Changana.
- Musica popolare: a partire dalla seconda metà del XX secolo, la musica popolare ha iniziato a svilupparsi in modo significativo. Le influenze portoghesi, africane e latino-americane si sono fuse per creare nuovi stili musicali. Marrabenta costituisce, in particolare, uno dei generi più rappresentativi della musica mozambicana. Originario di Maputo (ex Lourenço Marques), la marrabenta è una fusione di musica tradizionale africana e influenze portoghesi. Negli anni Quaranta e Cinquanta, la Marrabenta si è affermata come musica da ballo, soprattutto nelle città. Utilizza strumenti come la chitarra, il basso, e la batteria, ma mantiene il ritmo e le influenze tradizionali. Con l’urbanizzazione e il processo di globalizzazione, città come Maputo, Beira e Nampula sono diventate centri vitali per la musica popolare. La musica urbana incorpora influenze moderne come il rap, l’hip-hop e la musica elettronica. Molti giovani artisti mozambicani si ispirano a generi come il reggae, il rock e la musica elettronica, pur mantenendo elementi tipici delle tradizioni musicali africane.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi