La piccola isola di Bioko non ospita solamente la capitale del paese, Malabo, divisa tra architettura coloniale e moderni edifici, ma ospita anche foresta pluviale, savana, picchi vulcanici e spiagge idilliache dove incontrare le tartarughe.
L’isola di Bioko, al largo delle coste del Camerun, ben più a nord della parte continentale della Guinea Equatoriale, è un curioso mix di piccoli villaggi con chiese coloniali spagnole, una fitta foresta pluviale, rari animali selvatici e piattaforme petrolifere.
Malabo è una sintesi di questi contrasti, dove convivono la gotica Cattedrale di Santa Isabella, iniziata durante il dominio spagnolo nel 1887, le pompose ville della nuova classe dirigente ed i moderni edifici di banche e compagnie petrolifere.
A poca distanza dalla capitale, si trova la montagna vulcanica conosciuta come Pico de Basile, oltre i 3.000 metri di altitudine, che è il punto più alto dell’isola, mentre più a sud si trova il cratere Luba, eccezionale riserva ricca di specie endemiche di piante ed animali, come il famoso colobo rosso di Pennant. Spostandosi verso il centro, si incontra la magnifica spiaggia Arena Blanca vicino Luba, prima di arrivare al Moka Wildlife Center, punto di inizio di una serie di passeggiate e trekking nella provincia di Bioko Sur.
E per finire, sulla punta sud dell’isola, si arriva ad Ureca, uno dei posti con una maggiore pluviometria del continente con i suoi 10.450 millimetri per anno, ma dove si viene ricompensati dalle magnifiche bellezze naturali: la cascata del fiume Eola, che dalla giungla si getta direttamente in mare, le spiagge di sabbia vulcanica nera, con onde ideali per i surfisti, e ben quattro specie di tartarughe (verde dell’Atlantico, liuto, embricata e oliva) che vi depongono le uova tra Novembre e Gennaio.