PREISTORIA E STORIA ANTICA
Anche se non ci sono notizie certe e ritrovamenti specifici riguardanti il periodo preistorico, secondo i più importanti archeologici e africanisti, incluso Francois-Xavier Fauvelle, professore di Storia e archeologia dei mondi africani al Collège de France, si ritiene che nella Regione dei Grandi Laghi, quindi Burundi incluso, le prime tracce di riduzione del minerale in ferro appaiano nel I millennio a.C.
Si pensa, inoltre, che antichi popolazioni di ominidi fossero stanziati sulle rive del lago Tanganika, situato all’interno di una della grandi fosse della Rift Valley ritenuta la culla dell’Umanità.
- Prima dell’arrivo dei colonizzatori europei, il territorio che oggi costituisce il Burundi era abitato da gruppi etnici legati principalmente alla cultura Hutu, Tutsi e Twa. Questi gruppi vivevano in una società strutturata intorno a monarchie tradizionali. La monarchia del Burundi era una delle più antiche dell’Africa centrale.
- Le origini del Burundi sono note però solo grazie a tradizioni che si sono tramandate oralmente, circa centocinquanta leggende, e quindi non propriamente attendibili. La tradizione più accreditata è comunque quella che ritiene Ntare Rushatsi il fondatore del Paese e che regnò in Burundi dal 1680 al 1709. Questa teoria ha continuato ad essere adottata in maniera semi-ufficiale anche nell’odierno Stato del Burundi. La prima testimonianza dell’esistenza di una nazione organizzata in Burundi risale comunque al XVI secolo. Successivamente il regno si espanse, annettendo i piccoli regni vicini ed entrando in competizione con il Ruanda. Il periodo di massima espansione si ebbe alla fine del Settecento e nella prima metà dell’Ottocento sotto il sovrano Ntara Rugamba che regnò tra il 1796 e il 1850.
- L’esploratore britannico ottocentesco John Hanning Speke, nel suo diario del viaggio (1864), di fronte alla sorprendente organizzazione politica del Regno del Burundi, divulgò l’idea razzista di una “parentela razziale” tra gli europei ed alcune popolazioni africane.
LA COLONIZZAZIONE TEDESCA
- Nel 1884 i tedeschi invasero il Rwanda e il Burundi, entrambi annessi, poco dopo, come protettorato, all’Africa Orientale tedesca. Diversamente dai sovrani del Ruanda che accettarono la penetrazione della Germania, il sovrano del Burundi Mwezi Gisabo (1850-1908) si oppose con forza e fermezza all’infiltrazione europea. Si rifiutò, ad esempio, di vestirsi “all’occidentale” e ostacolò l’insediamento delle missioni sul territorio.
- I primi anni del Novecento furono caratterizzati dalla presenza di numerose malattie che devastarono la popolazione locale e gli animali da allevamento. Tra il 1905 e il 1914 si stima che circa metà della popolazione delle pianure occidentali morì a causa delle epidemie.
- Durante la Prima Guerra Mondiale il Burundi fu conquistato da un contingente dell’esercito belga.
- Nel 1923 la Società delle Nazioni affido alla protezione del Belgio nel nuovo Stato Ruanda-Urundi (attuali Rwanda e Burundi, ad eccezione dei territori ad occidente, che vennero annessi al protettorato britannico del Tanganica). L’amministrazione belga avveniva però per via indiretta e favoriva la minoranza Tutsi, fomentando le divisioni etniche tra Hutu e Tutsi.
- Dal 1946 al 1962 il territorio finì sotto la tutela dell’ONU.
- Dopo il 1948 l’autorità belga permise la creazione dei partiti politici nel Burundi. Nacquero così l’Unione per il Progresso Nazionale (UPRONA) e il Partito Democratico Cristiano, supportato dal Belgio.
L’INDIPENDENZA E I CONFLITTI ETNICI, FINO ALL’EPOCA CONTEMPORANEA
- Il Burundi ottenne l’indipendenza dal Belgio il 1º luglio 1962. Il Paese divenne una monarchia costituzionale sotto il re Mwambutsa IV, ma le tensioni etniche continuarono a crescere.
- Nel 1965, l’assassinio del Primo Ministro di origine Hutu portò ai primi conflitti etnici, acuiti dagli avvenimenti in atto già dal 1962 nel vicino Ruanda, dove si era perpetrato l’eccidio della popolazione di etnia Tutsi per opera degli Hutu. Centinaia di migliaia di Tutsi, ma anche di Hutu moderati, erano stati costretti all’esilio in Burundi. In Burundi i Tutsi, che detenevano gran parte dell’assetto politico ed amministrativo, cercarono così di prevenire il ripetersi dell’eccidio della loro etnia da parte della maggioranza Hutu. Diversamente dal Ruanda, però, che durante il periodo della Guerra Fredda si era alleato con gli Stati Uniti, il Burundi era vicino alla Cina comunista.
- Nel 1966 Mwambutsa V venne deposto da suo figlio, che fece la stessa fine per mano del suo Primo Ministro, Michel Micombero. il 28 novembre 1966, Micombero con un golpe militare prese il potere e proclamò la fine del regno e l’inizio della Repubblica. Si trattava di fatto di una dittatura militare sotto la quale continuarono i conflitti etnici.
- Nel 1972 ci fu una violenta repressione da parte dei militari e delle milizie dell’UPRONA nei confronti degli Hutu, a causa di un loro attacco in una località dove erano nati diversi ufficiali dell’esercito governativo. Vennero compilate liste di sospetti collaborazionisti Hutu, di qualsiasi sesso ed età fossero. Tutti coloro che facevano parte della lista vennero prelevati dalle proprie case, dagli uffici pubblici e dalle scuole e uccisi dai militari. Si stima che circa 200.000 Hutu morirono durante i tre mesi della repressione militare. Migliaia i profughi, in gran parte Hutu. Nel tentativo di giustificare l’eccidio e soprattutto con il proposito di acquistare credibilità nei confronti degli Stati Uniti, il governo Tutsi accusò l’etnia Hutu di avere legami con il blocco comunista.
- Nel 1976 il colonnello Jean-Baptiste Bagaza, di etnia tutsi, prese il potere per undici anni a seguito di un colpo di Stato.
- Nel 1981 venne promulgata una nuova costituzione e tre anni dopo Bagaza venne eletto capo di Stato. Dopo le sue elezioni Bagaza abolì la libertà religiosa e fece arrestare tutti gli avversari politici.
- Nel 1987 il maggiore Pierre Buyoya, cugino di Michel Micombero, depose Bagaza con un colpo di Stato, proclamò lo scioglimento di tutti i partiti politici e sospese la costituzione del 1981.
- Nel 1988 le crescenti tensioni etniche tra i Tutsi e gli Hutu sfociò nel conflitto aperto tra l’esercito e l’opposizione Hutu. Durante questo nuovo conflitto persero la vita 150.000 persone e altre centinaia di migliaia si riversarono nei paesi confinanti. Buyoya diede vita a una commissione d’indagine per identificare le responsabilità del conflitto e per avviare riforme democratiche.
- Nel 1991 Buyoya approvò una nuova costituzione che prevedeva un regime democratico presidenziale. Il primo presidente eletto con il nuovo sistema fu Melchior Ndadaye, leader politico del partito, a maggioranza Hutu, Fronte per la Democrazia in Burundi (FRODEBU), che venne eletto nel 1993. Quarto Presidente della Repubblica del Burundi dal 10 luglio al 21 ottobre 1993, primo presidente liberamente eletto e primo presidente Hutu nella storia del suo paese, fu deposto e assassinato da un golpe militare dopo 102 giorni di presidenza.
- Nel 1994 fu eletto presidente Cyprien Ntaryamira. Il suo mandato fu però molto breve e durò solo dal 5 febbraio al 6 aprile 1994, quando Ntaryamira fu assassinato mentre tornava in aereo da un colloquio di pace riguardante gli scontri etnici tra Hutu e Tutsi, insieme al presidente del Ruanda Juvenal Habyarimana. L’aereo fu abbattuto da un missile terra-aria in circostanze ancora non del tutto chiare. Questo episodio segnò l’inizio del genocidio in Ruanda. Mentre in Burundi la morte del presidente esasperò le tensioni etniche. L’afflusso delle centinaia di migliaia di esuli ruandesi e le lotte tra le bande armate di Tutsi ed Hutu destabilizzano il governo del nuovo presidente, Sylvestre Ntibantunganya.
- Il 25 giugno 1996 il governo venne rovesciato da un nuovo colpo di Stato guidato da Buyoya. Il conflitto etnico continuò a imperversare.
- Nel 2001 si giunse ad un accordo che portò alla creazione di un governo di unità nazionale e nel 2003 all’elezione di un nuovo presidente, Domitien Ndayizeye.
- Nel 2005 le elezioni hanno portato alla vittoria la coalizione dei due partiti a maggioranza Hutu, ossia il Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia e le Forze per la Difesa della Democrazia.
- Dal 2005 al 2020, per tre mandati successivi, fu al potere Pierre Nkurunziza, ex insegnante di educazione fisica, morto ufficialmente a causa di un infarto l’8 giugno 2020 a soli 55 anni.
- Dal maggio del 2020, il nuovo Presidente della Repubblica è Evariste Ndayishimiye, ex Ministro dell’Interno e della Difesa e fedele collaboratore del predecessore.
Testo a cura di Paola Scaccabarozzi