Si è chiusa da poco in Burkina Faso la ventottesima edizione del Fespaco (Festival panafricano del cinema e della televisione di Ouagadougou), la prima dopo i due colpi di stato del 2022 e dopo la pausa per la pandemia.
Il Fespaco è considerato il più grande festival cinematografico dell’Africa, un evento divenuto un punto di riferimento per le industrie audiovisive del continente che in genere si tiene ogni due anni.
170 le opere in concorso ufficiale, mentre 13 sono stati i paesi rappresentati. Ospite d’onore il Mali. Il tema principale di questa edizione è stato il “cinema africano e la cultura di pace”, argomento più che mai di strettissima attualità per un Paese come il Burkina Faso che sta sperimentando in prima persona le violenze jihadiste. Molti film hanno visto come soggetto principale il “terrorismo” e nonostante il problema dell’insicurezza, il festival ha scelto di spostare alcuni eventi anche al di fuori della capitale Ouagadougou. In genere i film venivano proiettati in luoghi diversi della capitale e della sua periferia ma questa volta sono stati ospitati anche in altre città, offrendo una possibilità anche alle persone sfollate dalla violenza jihadista.
Il premio più importante del Fespaco, l’Étalon de Yennenga, è stato assegnato al film tunisino “Ashkal” del regista Youssef Chebbi che ha ricevuto l’ambito riconoscimento per il film giallo “Ashkal”, incentrato sull’indagine sull’uccisione di un custode in un cantiere a Les Jardins de Carthage, alla periferia della capitale tunisina.
Chebbi ha avuto la meglio sulla rivale burkinabé Apolline Traore, seconda con “Sira”, mentre il bronzo è andato alla keniota Angela Wamai con “Shimoni”.